sabato 29 gennaio 2011

Primavera a NY


Sbocciano le rose a New York.
Nonostante strade innevate e temperature sotto zero, si respira aria di primavera a Park Avenue.
Fioriscono rose, sbocciano tulipani, le api volano di fiore in fiore: a partire da Gennaio fino all’arrivo della primavera (quella vera) Park Avenue diventera’ un campo fiorito, con petali e boccioli, api e coccinelle all’ombra di steli metallici.


La fondazione Park Avenue Sculpture Committee e il Dipartimento di New York City Parks & Recreation presentano l’installazione “The Roses”, opera dello scultore new yorkese Will Ryman. 
L’installazione prevede 38 grandissimi fiori (fino ai 7 metri di altezza!) che dalla 57th alla 67th strada rianimano il grigiore invernale, con colori vividi, dal porpora al lilla’, riaccendendo il ricordo di fioriture primaverili.
Anche api, coccinelle e scarabei abitano all’ombra dei petali, facendo sentire lo spettatore come una formica al cospetto di rose (e spine) giganti.

“E’ quel che ci vuole per superare la fredda stagione invernale” ha commentato il Presidente della Fondazione Park Avenue, Barbara McLaughlin.
Il Dipartimento Parks & Recreation Public Art Program e’ da sempre promotore di momenti d’arte tra gli spazi verdi di New York: dal 1967 ad oggi, centinaia di installazioni hanno invaso i parchi della citta’.
Rayman ha adottato materiali non tradizionali per l’arte della scultura: acciaio inossidabile, resine di vetro, vernici per autovetture.
“La grandezza dei miei fiori è coerente con la maestosità dei grattacieli” spiega l’artista, “simboli della città che non dorme mai”. Ryman ha voluto “creare un teatro senza attori, e senza far pagare il biglietto”.
Allo spettatore non resta altro che addentrarsi nella giungla bucolica e rimanere con il naso all’insu’: questa volta non per i grattacieli, ma per i petali vellutati dei boccioli di rose.


domenica 23 gennaio 2011

New School


Un lunghissimo corridoio con dieci scrivanie per lato. Tutte zitte, in fila indiana. 
La stanza e' deserta, non vola una mosca. Neanche un filo d'aria a distendere l’atmosfera. Solo il cono delle lampade in metallo disegna dei cerchi di luce sul pavimento. Non c'e' nessuno, adesso.
Domani i venti advisors saranno ai posti di commando, matita alla mano e sorriso smagliante, pronti a trovare la soluzione ideale per gli aspiranti studenti: loro, gli studenti, farebbero qualsiasi cosa pur di rimanere qui. 
Le scuole d’inglese a New York sono l'ampio paracadute che assicura il dolce atterraggio e garantisce la permanenza sul suolo americano. 
Rilasciano il prezioso visto F1 che legittima il basso livello di insegnamento: si impara poco ma si vive legalmente a New York, secondo un’onesta relazione dare/avere. 
Credevo fossero frequentate solo da ragazzini viziati spediti in “vacanza-studio” da mamma e papa’.  Mi sono dovuta ricredere. 
Laura incontra Gabor a Zurigo, ma dopo appena sei mesi lui viene trasferito a New York. Laura lascia laurea e tirocinio sulle Alpi, si arma di audacia e coraggio e diventa studentessa modello in nome dell’amore. 
Il suo compagno di banco, Paulo da Rio, arriva nella Grande Mela per specializzarsi in fumetto, snobba l'insegnante in gonnella e disegna draghi sul banco. Andrea, pochi capelli alle porte degli “anta”, insegue il suo american dream: aprire una galleria, e nell’attesa scrive phrasal verbs alla lavagna. 
In fondo, imparare non e’ tutto: la scuola assicura un presente stabile, fino al prossimo visto.
E’ molto piu’ chiara, adesso, la natura di queste scuole: squallidi uffici di collocamento piuttosto che stelle nel firmamento dell’istruzione. Ma ognuno, seduto al proprio banco, pensa ai sogni suoi.


DIARIO#32 PUBBLICATO SU A N.19 12/05/11