mercoledì 22 febbraio 2012

Ordinaria Follia


Ho visto un energumeno di due metri vestito di bianco. Bianco lo scettro, il mantello, la corona. 
E’ “The White King”, si aggira per Union Square, la piazza è il suo regno. 
Ho incontrato “Il Pirata” di Brooklyn, benda all’occhio, bandana e un pappagallo verde appollaiato sulla spalla. 
Chissà che direbbe dell’ “Addomesticatore di gatti”, che vaga per Nolita con un soriano sulla zucca pelata. 
Ho visto una ballerina in tutù correre su zeppe da Drag Queen, o il “Naked Cowboy” intrattenere la folla di Times Square vestito solo di cappello, boxer e chitarra.
E’ Carnevale a New York ma non c’è nessun Arlecchino ad animare la festa, solo “pazzi di quartiere” a piede libero. 
Chi vuol festeggiare si abbuffa di pancakes, come in Italia mangiamo le chiacchiere.
Carnevale a New York è solo un altro giorno di ordinaria follia.

PUBBLICATO su A del N.7 del 16 febbraio 2012, "Il cowboy e' nudo"

martedì 7 febbraio 2012

Intervista a Zoe Beatwoman

Quanta strada ha fatto Daniela… Dalle strade di San Benedetto del Tronto, con le case basse di periferia, fino ai grattacieli di New York, con gli spazi grandi di Manhattan e i cieli al tramonto di Brooklyn, dove la musica si confonde, tra respiro e beat. E’ la musica ad aver indirizzato i suoi passi, ad averla portata dall’Italia fino a New York, al ritmo sincopato delle rime. E accanto alla musica, un’insaziabile curiosità, i film di Spike Lee, che disvelano un mondo che ben presto chiamerà “casa”.
Daniela Croci, alias Zoe Beatwoman, arriva in America il 12 Ottobre 2008, lo stesso giorno in cui, cinquecento anni prima, vi era approdato Colombo, sulle coste di San Salvador. Perché l’America? Cresciuta a sit-com a stelle e strisce, influenzata dalla cinematografia afro-americana e con l’hip-hop nel sangue, Daniela sceglie New York come meta della sua avventura oltre oceano, l’inizio di una nuova vita.
New York è citazione continua, di musica, film, scene, canzoni che sono il suo pane quotidiano. In un Apple store, il primo incontro: Daniela conosce un writer della scena hip-hop italiana. La storia inzia a girare: il B.B.King, il Sutra, la musica, fonte di ispirazione. Sul filo dei sogni e del talento, si intreccia la vita di tutti i giorni, la realtà di una metropoli, a volte esaltante a volte difficile.
L’obiettivo di Daniela Croci rimane preciso: raccontare, attraverso immagini e suoni, la quotidianità, nei suoi aspetti sociali e culturali. Il primo video nasce così, con una macchina digitale amatoriale in metropolitana, in un viaggio lungo dal Queens ad Harlem, Daniela decide di filmare la sua giornata, quel viaggio urbano, ordinario in 4 piano sequenza: “NYC subway kills me”, un video semplice, che però da il “la”, e la strada diventa più chiara.
Daniela torna in Italia per qualche mese. Ma non riposa, bensì pensa, lavora. Nasce l’idea del primo vero cortometraggio, un progetto concreto, che segnerà il suo debutto come filmmaker nel panorama newyorkese.
“Tutto è come sembra” racconta una storia di pregiudizi razziali, di creatività e ribellione, un sentito omaggio alla street-art e al graffito. E’ la storia di una ragazza straniera nella provincia italiana, che nella riservatezza della sua vita, progetta una fuga espressiva, nel segno dell’autenticità, “Perché il tutto si avvicina al nulla quando il sembrare si allontana dall’essere.”
Il cortometraggio manca di dialoghi, e la musica prende il sopravvento, nell’unione di video e sonorità che è per Daniela Croci obiettivo ultimo. Il corto viene selezionato dal New York Indipendent Film Festival: “Everything is as it seems” è proiettato in un cinema del East Village. Ecco la magia di New York, “moltiplicatore di sogni, che crea sogni sul mio sogno”, come la definisce Daniela.
“Outside of the Box”, secondo video, è la risposta ribelle contro la spinta al conformismo di chi si pone fuori da una casella già assegnata. Nasce così, nell’estate 2010, un concept video girato tutto in soggettiva, scomposto, spezzato, sincopato. Una persona appare e scompare, delinea un percorso di ambiguità e ubiquità, per concedersi infine in un unico momento di danza che esprime il suo essere più intimo e primordiale. La musica, curata da StabbyoBoy – producer del progetto Artificial Kid – crea suggestioni di attese e ansie. Sullo sfondo una Bushwick, quartiere remoto di Brooklyn, arida e lunare.
Dopo appena due settimane esce “Love n Fear”, il terzo lavoro, in collaborazione con Luca di Maggio, aka Mr di Maggio o anche Ohno, noto street artist conosciuto una notte tra le strade del Lower East Side. Di Maggio porta la sua arte a New York, su un grande muro di Houston Street, e Daniela filma la messa in opera. Collaborano Frank Jerky, video maker, e Dj Argento, beat maker del panorama rap italiano. Hip-hop, street art e beat si intrecciano, intrappolati dall’occhio della camera di Zoe.
Il primo documentario – dopo una collaborazione al progetto italiano “Versibus Alternis”, storia del free-style in Italia – racchiude tutto il sapore di New York. “Cazadora De Suenos” (ovvero the dreamcather, l’acchiappasogni) è la storia di Virgina, ragazza messicana di 34 anni, che da tredici vive a New York con il figlio, ora sedicenne, in una condizione precaria che non le permette di sognare. Tra il mondo della possibilità, l’America, a lei negato, e quello della famiglia, il Messico, Virgina sceglie il secondo, sceglie le origini, precludendosi ogni possibilità di ritorno negli Stati Uniti.
Ma è il quinto video, girato nel Febbraio del 2011, a segnare una linea di confine tra il prima e il dopo. In questo commercial, l’immagine si raffina, più pulita, più audace. Siamo a Brooklyn, nello studio di un noto tattoo artist, Gerald Feliciano. Le immagini splittate che corrono sullo schermo, la sincronia e i parallelismi, la musica incalzante mostrano la crescita di Daniela Croci come regista, e il ruolo sempre più importante che occupa il delicato momento del montaggio.
Segue “Seattle Weather”, primo video clip hip hop, realizzato per l’artista Jahsyah. Oltre all’ambiente, ai dettagli estetici e al gioco di riflessi del rapper, l’accuratezza del montaggio decreta un salto qualitativo del video, un passo ulteriore nella crescita cinematografica di Daniela.
Nell’obiettivo della camera entrano i mille volti di Brooklyn, caleidoscopio che irradia luce ad ogni ora. Il video pop di Lauren Sara“Rebel with a Cause”, è una citazione continua dell’anima iconografica del quartiere: le scale davanti casa, il rooftop, il ponte sullo sfondo.
“Recession Party”, storia di una festa tra amici, regala uno sguardo più caldo e intimo, un abbraccio familiare ma seducente; “Wanna go to Heaven” è un video gospel dai toni caldi, mentre con “Sunshine Remix – Generations”, video clip per l’artista Jadon Woodard con la partecipazione di Ghsts n Guitars, si torna alla musica hip hop e all’arte a Daniela più cara, il freestyle, con un ragazzo ventunenne di grande talento – nel video si vede la sua vena pulsare – e un chitarrista rock, uniti insieme dallo sguardo della macchina.
Daniela realizza quindi due video che rappresentano una sincera celebrazione dello street artist Destroy & Rebuild, aka Avone. Il primo è girato nel suo studio, mentre il secondo, “IF THERE IS NO STRUGGLE THERE IS NO PROGRESS”, è un promo per l’agenzia tedesca Pulsmacherche, che ha ospitato Destroy & Rebuild per un esibizione. Stampato e distribuito su Dvd, quel lavoro racconta l’insight dell’artista, utilizzando come soundtrack “Adam & Eve”, un pezzo di MF Grimm, leggenda dell’hip hop underground, che Daniela ha avuto modo di incontrare proprio grazie all’amicizia con Avone.
Nell’evoluzione stilistica di Daniela Croci, dalla volontà di documentare un momento di vita quotidiana fino ai music video dai ritmi hip-hop, il lato estetico diventa fondamentale, una cifra stilistica che arricchisce un racconto denso di suggestioni, seduzioni, ma anche attento al contenuto. E’ Daniela stessa a scoprirsi: “Il video clip è la mia strada. Nel mio lavoro attingo a tutto il mio background: danza, moda, musica, storia. Rimanendo comunque sensibile ad un aspetto socio-politico che mi riguarda, il tormento generale dell’uomo”.
Daniela mischia i generi, dal gospel all’hip hop, dall’elettronica al soul, ogni volta con uno sguardo diverso ma fedele a se stesso. Uno e molteplice, come la sua personalità e il mondo che attraversa. Un ibrido che crea e domina, una molteplicità che si materializza.
E nel futuro prossimo? Si mescolano ancora le carte. Senza voler troppo concedersi, Daniela pensa ad un nuovo video concettuale, con l’orecchio teso ai rumori e agli umori di New York. Al centro c’è sempre l’individuo, il desiderio di comunicazione nell’era digitale, e la sua immagine, reale e virtuale.
A noi non resta che aprire gli occhi e inseguirla, come abbiamo fatto tra le strade di Bushwick, tra rime e voci, storie e volti. Ma alla fine della corsa saremo al punto di partenza. E mentre Daniela si allontanerà ballando, per tornare poco dopo con un’altra storia, rimaniamo con una domanda: è davvero tutto come sembra?

Per saperne di più: http://www.zoemap.com
Articolo pubblicato su goldworld.it