giovedì 29 luglio 2010

Play me, I'm yours




Non e’ mai la stessa musica, a New York.
Iniziare la giornata con Imagine o Blowing in the Wind, ascoltarle nelle piazze, nei giardini, negli angoli di strada, note che si rincorrono tra Manhattan, Brooklyn e il Bronx.
La Grande Mela e’ invasa da nuove melodie: 52 pianoforti sono collocati in diversi luoghi della citta’, invitano turisti e cittadini a cimentarsi con i tasti bianchi e neri.
Play Me, I'm Yours ("Suonami, sono tuo") è l’iniziativa frutto della creatività dell'artista inglese Luke Jerram, il quale ha voluto portare la musica a contatto con i cittadini: "I pianoforti sono come tele bianche che stimolano la creatività individuale. Sarà interessante vedere che talenti si aggirano a New York".
L’idea non nasce in una sala da concerto, bensi’ in una lavanderia a gettoni: “Ogni week-end vedevo sempre le stesse persone, ma nessuna di queste parlava tra loro” si legge nel blog. “Capita spesso di condividere gli stessi spazi, pur rimanendo in silenzio”.
Il pianoforte diventa quindi strumento di comunicazione, attraverso il linguaggio universale della musica.
Gli strumenti, collocati nei cinque quartieri della Grande Mela (29 nella City, 10 a Brooklyn, cinque nel Queens e quattro nel Bronx e a Staten Island) hanno gia’ fatto il giro del mondo passando per Londra, Sydney e San Paolo.
Ora e’ il turno di New York, prima tappa del tour americano. Dalle 9 del mattino alle 10 di sera, chiunque potra’ cimentarsi nel suonare sotto il ponte di Brooklyn, tra le luci di Times Square o davanti al Metropolitan Museum.
E intanto la musica compie la sua piccola magia: Julie, 45 anni, ha ascoltato per la prima volta la figlia suonare: “Va a lezione da mesi, ma non possiamo permetterci un piano a casa. Cosi’ l’ho sentita in un parco: mi sono commossa”.
A progetto concluso, i pianoforti verranno donati in beneficenza alle scuole e agli ospedali di New York.

giovedì 15 luglio 2010

laNewyorkina


laNewyorkina nacque in una notte estiva,
quando Luglio si sedette alla mia porta
aspettava borbottando fresco il sole,
ma le stelle disegnarono le orme
di un mattino ancor piu’ fresco di colore.
laNewyorkina e’ il ghiacciolo che si scioglie,
tra le dita appiccose di un bambino
era li’ tutto orgoglioso sullo stecco,
ora e’ zucchero filante sotto al pesco.
Di melone o di cilantro, o forse mango,
il ricordo non frastorni ne’ vi inganni,
in questo posto dove tutto puo’ accadere, che nel dubbio, 
qui difatti, spesso accade.
laNewyorkina va curiosa per le scale
che a salire io mi persi sul terrazzo,
arrivai dopo il tramonto del palazzo,
e non m’accorsi che d’altra parte c’era il mare.
E ripercorrere le stanze della notte,
a diritto e a rovescio oppur ritroso,
non si stanca di passato ne' di sonno,
che a sognare non si stanca mai il mattino.
laNewyorkina io mi son dimenticata,
perche’ ero venuta e dove stavo andando
ma ho trovato una realta’ con cui giocare,
spremendo forte tra gli spicchi della vita,
e inventarmi una storia ad ogni giorno,
per poter crescere all’ombra dei dolci anni.
laNewyorkina adesso non chieder piu’,
che un bel giorno ne verremo pure a capo,
di questo posto e di un inspiegabil sogno,
di ragnatele, e ragioni e professioni,
che degli incontri di magia si fa regina. 



mercoledì 14 luglio 2010

Fifth Avenue 5 am

Holly Golightly e’ una di noi.
Gli occhiali scuri e il tubino nero, si specchia nelle vetrine piu’ famose della Fifth Avenue, sgranocchia danish cake alle cinque del mattino. Del film “Colazione da Tiffany”, tratto dall’omonimo romanzo di Truman Capote, e’ la scena piu’ célèbre, girata all’alba del 2 ottobre del 1960.
Una “nuova donna” si affaccia sul panorama americano anni Sessanta, come spiega Sam Wasson nel suo ultimo libro “Fifth Avenu 5 a.m.”: tra rivelazioni e pettegolezzi inediti, Wasson ci conduce dietro le quinte del film-culto del cinema Americano, illustrando un’acuta riflessione sulla nuova identita’ della donna made in USA.
Holly, tra signorilita’ socialmente imposta e sentimento di emancipazione, si destreggia con un passato da dimenticare e l’alba di una nuova femminilita’: intrattiene rapporti ambigui con accompagnatori generosi o carcerati che la informano sul bollettino meteo, ma non rinuncia alla propria indipendenza, dolcezza, genuinita’.
L’incontro con lo scrittore Paul "Fred" Varjak, l’onesta amicizia che ne nasce, salvera’ entrambi: Fred tornera’ a comprare inchiostro per la macchina da scrivere, Holly si sentira’ libera, finalmente amata per quel che in fondo e’: una ragazza.
E pensare che le cose potevano andare molto diversamente, se Marylin Mooroe avesse accettato la parte (lei la prescelta da Capote per la “signorina della sera”) se Audrey Heupburn avesse rifiutato di addentare una danish cake, o se “Moon river” non fosse divenuto il romantico leit motive del film (che vinse due Oscar per Canzone e Colonna sonora)
Con “Colazione da Tiffany” la figura di nuova donna si impone, ora ironica eppur sognatrice, ora forte ma anche vulnerabile e romantica. Davanti a quelle vetrine ci specchiamo tutte noi, ragazze curiose, principesse in perle e chignon, lasciata alla spalle la festa, arriviamo in punta di piedi, continuiamo a giocare a ridere a sognare.
Holly Golightly e’ tutte noi, e’ se stessa, e’ nessuna.
Non piu’ Cenerentola in carrozza, ma moderna Miss su un taxi giallo.
E se Holly Golightly insegna, Carrie Bradshaw ringrazia.




Moon River --  wider than a mile,
I'm crossing you in style some day.
Oh, dream maker, you heart breaker,
wherever you're going I'm going your way.


Two drifters off to see the world.
There's such a lot of world to see.
We're after the same rainbow's end--
 
waiting 'round the bend,
my huckleberry friend,
Moon River and me.