Una tranquilla domenica di maggio, cenetta a casa e chiacchere tra i fornelli, vino e confidenze tra sorelle.
Improvvisamente, sbianco in volto, mi irrigidisco e perdo la voce. Mia sorella con apprensione che domanda: “E’ tutto OK?”.
No, non e’ tutto OK.
C’e’ quel nome sullo schermo, fa quasi paura: Bin Laden, ucciso, Abbotabad, Pakistan.
In una serata cosi’ intima e familiare, la notizia della morte di Bin Laden e’ come un’esplosione nell’aria, una nuvola densa che appesantisce il cielo, e rimescola il sangue dell’America.
L’America non ha mai dimenticato, l’America e’ ferita.
Ma stanotte l’America festeggia, come mai avrei immaginato.
Obama parla al mondo da Washington e una folla giubilante si ritrova davanti alla Casa Bianca.
Ground Zero e’ gremita di gente, parenti delle vittime, anziani e studenti che quella mattina erano solo bambini.
Abbracci, canti, urla, bandiere. "U-S-A! U-S-A!". Sembra la vittoria dei Mondiali, invece e’ un colpo inferto al cuore e alla mente del terrorismo.
Sara’ difficile addormentarsi questa notte, con l’America che canta dalla gioia.
“Vivo o morto” era l’ordine, e stanotte Obama afferma:
Giustizia e’ stata fatta.
DIARIO#33 PUBBLICATO SU A N.20 19/05/11
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