domenica 23 gennaio 2011

New School


Un lunghissimo corridoio con dieci scrivanie per lato. Tutte zitte, in fila indiana. 
La stanza e' deserta, non vola una mosca. Neanche un filo d'aria a distendere l’atmosfera. Solo il cono delle lampade in metallo disegna dei cerchi di luce sul pavimento. Non c'e' nessuno, adesso.
Domani i venti advisors saranno ai posti di commando, matita alla mano e sorriso smagliante, pronti a trovare la soluzione ideale per gli aspiranti studenti: loro, gli studenti, farebbero qualsiasi cosa pur di rimanere qui. 
Le scuole d’inglese a New York sono l'ampio paracadute che assicura il dolce atterraggio e garantisce la permanenza sul suolo americano. 
Rilasciano il prezioso visto F1 che legittima il basso livello di insegnamento: si impara poco ma si vive legalmente a New York, secondo un’onesta relazione dare/avere. 
Credevo fossero frequentate solo da ragazzini viziati spediti in “vacanza-studio” da mamma e papa’.  Mi sono dovuta ricredere. 
Laura incontra Gabor a Zurigo, ma dopo appena sei mesi lui viene trasferito a New York. Laura lascia laurea e tirocinio sulle Alpi, si arma di audacia e coraggio e diventa studentessa modello in nome dell’amore. 
Il suo compagno di banco, Paulo da Rio, arriva nella Grande Mela per specializzarsi in fumetto, snobba l'insegnante in gonnella e disegna draghi sul banco. Andrea, pochi capelli alle porte degli “anta”, insegue il suo american dream: aprire una galleria, e nell’attesa scrive phrasal verbs alla lavagna. 
In fondo, imparare non e’ tutto: la scuola assicura un presente stabile, fino al prossimo visto.
E’ molto piu’ chiara, adesso, la natura di queste scuole: squallidi uffici di collocamento piuttosto che stelle nel firmamento dell’istruzione. Ma ognuno, seduto al proprio banco, pensa ai sogni suoi.


DIARIO#32 PUBBLICATO SU A N.19 12/05/11

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