martedì 6 settembre 2011

I sogni di Las Vegas


Camminando lungo la Strip, tra lustrini colorati ed insigne al neon, tra la Torre Eiffel e una Piramide egizia, mi guardo intorno e ho tante domande: 
perché detestavo questo posto e ora mi trovo felice a guardare un finto Lago di Como?  
Quanto mi hanno cambiato tre anni di America?
E quale è, alla fine, il senso ultimo di Las Vegas?
Città di casinò e spogliarelliste, con un mondo in miniatura e chiese immacolate in cui sposarsi in dieci minuti, Las Vegas è un parco giochi per adulti, con lampioni-altoparlanti che diffondono ininterrottamente la voce di Elvis.
Gli Americani, amanti dell’arte (o del trash?) adorano passeggiare tra il Ponte di Rialto e la Vittoria Alata, mentre nei casinò che odorano di sigaro e Pina Colada, croupier stanchi mescolano le carte, continuando a sorridere.
Torneranno alle loro case nella luce del mattino, in quelle decine di villette a schiera alle pendici delle montagne, verso il deserto del Nevada. I giocatori incalliti invece rimangono lì, attaccati alle slot machine, fino alla file dei soldi e dei desideri, sognando il jackpot e forse una casa sul Canal Grande (quello vero).
E’ qui, sul tappeto verde di un tavolo da poker, che il sogno americano si infrange.

PUBBLICATO sul N.30 del 28 luglio 11 di A "A qualcuno piace trash"

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