giovedì 1 settembre 2011

semaforo rosso


Annie aveva calcolato tutto, studiato il percorso, puntato la meta.
Sapeva quanto tempo era necessario per raggiungere il marciapiede, dal deli alla metropolitana.
Questione di attimi, di quella mano rossa che iniziava a lampeggiare.
Se iniziava all'altezza della cassa di arance, si poteva camminare come nulla fosse, indifferenti alle macchine, continuando a leggere il giornale.
Se il rosso scattava all'altezza dei cocomeri, era richiesto un certo slancio, piccola corsetta scomposta, sguardo alto per studiare la traiettoria e scansare i passanti.
Se il semaforo già lampeggiava all'altezza dell'impalcatura, c'era poco da fare: 
impalati, si saltava un turno. Prontezza di riflessi, spirito di osservazione. 
Annie sapeva riconoscere l'arrivo dei treni, dallo spostamento d'aria nella stazione, dal fischio che si incanalava dentro le scale, dalla vibrazione sulla banchina. 
Adesso niente è più come prima. 
I semafori fanno il conto alla rovescia, gli schermi riportano i tempi di arrivo previsti, e un led rosso è più veloce del fischio dei treni.
E' rivoluzione tecnologica nella metropolitana di New York, sconfitta di ritardi, giubilo dei viandanti, vittoria di comodità.
Trionfa la pigrizia, soccombe la fantasia: Annie, di quella cassa di arance sul marciapiede, non sa più che farsene.


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