martedì 1 maggio 2012

parla come mangi



I pomeriggi afosi d’America rendono assetati, e per risolvere il problema basta un caffe’ ghiacciato: le catene Starbucks e Dunkin’Donuts non tradiscono mai.
Il problema nasce alla vista del menu’: java chip coconut caffe’ o moka cookie crumble frappuccino? Ci vorrebbe un traduttore.
Capisco adesso quel turista americano a Roma, che chiese fiducioso “un latte, please” e si vide arrivare un bicchiere candido senza neanche una macchia di caffe’. “Latte” non significa la stessa cosa a Roma e a New York, e il turista ci rimase molto male.
E che dire della “pausa-caffe'” alla svedese, offerta da una catena di bar di Stoccolma sbarcati a Manhattan: non imbarazza certo un americano ma probabilmente un italiano si’ quando i colleghi esclamano “Let’s have a fika!”.
Alla fine, dal menu’, scelgo un frappuccino alla vaniglia, ma il cameriere mi guarda dispiaciuto: “il frappuccino e’ terminato, ma possiamo offrirti la nuova freschissima bevanda dell’estate: la culata.”
La “culata” e’ una bevanda marroncina all’estratto di caffe’ e caramello, e vabbene che si scrive “coolatta”, perche’ “cool” vuol dire “fresco”, pero’, ecco, io ci sono rimasta male lo stesso. 
Pubblicato su A

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