Alla luce di trascorsi viareggini e di una prolungata
astinenza da costa, mi lascio persuadere da un lungo articolo sul New York
Times che decanta le bellezze di un'isola felice ad un’ora dalla City. Rockaway e’ una localita’
ben piu’ suggestiva del nome che porta, non riferito ad una roccia lontana bensi’ al
“luogo in cui le acque ridono”.
Convinta da tanta poesia mi lancio alla ricerca del
mio posto al sole.
La realta’ pero’ e’ deludente: attese infinite alle
stazioni di cambio, ristoranti trascurati e di quei mercatini di
conchiglie neanche l’ombra.
La spiaggia e’ infestata da
gabbiani, api e numerosissime famiglie messicane che schiamazzano e si nutrono solo di pollo fritto.
Mentre sconsolata rimpiango il mare italiano, un
piccione lascia un souvenir. E cosi’ mi tuffo in acqua, per sciacquare souvenirs, tristezze e l’amaro dalla bocca.
Solo sulla via del ritorno, nel bel mezzo di un
paesino in cui mai vorreste che la benzina finisse, scopro Rockaway Taco, coloratissima
tacqueria con pesce fritto e salsa guacamole.
La clientela e’ composta da ragazzi trendy alla ricerca della spiaggia d’oro: noi, esploratori di lidi
immaginari, ammassati nel cortile di una sperduta tacqueria.
Nessun commento:
Posta un commento